Il sequel sembra già in fase di playtest; si attendono conferme sull’uscita ufficiale
Fiato sospeso in attesa dell’annuncio ufficiale di The Last of Us II, uno dei sequel più attesi nella storia recente dei videogame. Nonostante i ripetuti rumors che davano per certa la prossima uscita nel corso del 2018, il gioco non sembra ancora pronto per vedere la luce, anche se ormai il countdown dovrebbe essere giunto al termine e che la fase di playtest sia ormai avanzata.
Le aspettative del pubblico sono davvero alte, soprattutto visto il livello qualitativo del primo capitolo, per cui è lecito domandarsi se il seguito della storia sarà all’altezza della trama originale, sia come contenuti e colpi di scena che per quanto riguarda le prestazioni grafiche.
Ma a cosa è dovuto il grande successo del gioco? Cosa lo rende diverso da tutti gli altri?
Chi ha avuto la possibilità di vivere in prima persona questa grande avventura sa perfettamente di cosa stiamo parlando; vale la pena fare un recap generale in attesa del sequel e dare qualche linea guida a chi magari deve ancora scoprirla.
The Last of Us è un survival horror sviluppato da Naughty Dog e rilasciato in esclusiva per la Sony (inizialmente solo per la PS3 e successivamente in versione remastered per PS4) e sin da subito si presenta come un gioco fuori dagli schemi, in grado di spingere al limite le caratteristiche tecniche della PS3.
Le tematiche affrontate non sono certo nuove, né in campo televisivo e cinematografico né in quello videoludico, eppure colpisce per la grande profondità dei dialoghi e la non comune caratterizzazione dei personaggi, che lo portano mille anni luce lontano dal classico scenario “Apocalisse Zombie”.
L’ambientazione è infatti post-apocalittica, con immagini molto forti ed evocative che mostrano un’America desolata e devastata, dopo che una pandemia causata da un fungo Cordyceps ha decimato la popolazione, trasformando le persone in creature mostruose e distruttive e portandole alla morte. La società civile cerca di reagire e ripristinare l’ordine, istituendo la legge marziale e tentando di arginare il contagio con zone di quarantena, ma è una lotta che sembra destinata a fallire.
La grafica è di una bellezza senza uguali, talmente realistica (non “fumettosa” in stile The Walking Dead) che sembra quasi di vedere l’aria malsana con i corpuscoli che fluttuano, in un territorio immenso che varia dai grossi centri abitati alle piccole costruzioni montane, lontane dalle città.
L’intera trama ruota intorno all’incontro tra i due protagonisti: il cinico contrabbandiere Joel, con la sua visione disincantata del mondo, che viene ingaggiato da una misteriosa organizzazione per far fuggire da una delle zone a rischio la dolce e innocente Ellie, ragazzina di 14 anni, che durante il viaggio si scoprirà infetta.
A differenza degli altri contagiati però, Ellie non mostra i sintomi del contagio, perché il virus con cui è entrata in contatto è una variante innocua del ceppo originario; ecco perché l’organizzazione la vuole a tutti i costi, perché tramite lei può creare in laboratorio un vaccino capace di salvare l’intera umanità.
Le magnifiche musiche, dense di malinconia, sottolineano la tragicità della storia e le emozioni di ogni singolo personaggio, permettendo al giocatore di immedesimarsi completamente, vivendo in prima persona tutta l’angoscia dei protagonisti, in particolare quella di Joel, che si troverà di fronte ad una scelta impossibile.
Trovare una cura per gli infetti significa infatti condannare la povera Ellie a morte certa; il sacrificio di una signola vita è il costo da pagare per riscattare quelle di milioni di esseri umani. Solo che, nel frattempo, quell’unica vita è diventata per Joel il tesoro più prezioso da mettere in salvo.
Uso delle luci e dei colori eccezionale, doppiaggio magistrale (Joel ha la voce tutta italiana di Pino Insegno) e una quantità spropositata di easter egg davvero divertenti, che mostrano continui riferimenti alla Playstation e a giochi come Uncharted e Jak and Dexter e persino a un fantomatico film sullo stesso Uncharted, interpretato da Justin Bieber.
I riferimenti culturali cui si ispira sono tanti e richiamano tutti il concept della sopravvivenza a tutti i costi: dal già citato The Walking Dead al film 28 Giorni Dopo, da Non è un paese per vecchi allo struggente The Road, cui si aggiungono i tanti tributi al genio letterario di Richard Matheson, autore del romanzo Io sono Leggenda, e agli adattamenti cinematografici di quest’ultimo.
Per scoprire cosa riserva il destino ai protagonisti di questa storia non ci resta che aspettare, nella speranza che la Sony acceleri i tempi di produzione e ci regali questa gioia, magari entro la fine dell’anno o (più plausibilmente) a inizio 2019.
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