Dalla mente brillante di uno studente nasce un’applicazione in grado di riconoscere tutti i dettagli del mondo reale
Il futuro, si sa, appartiene ai giovani, soprattutto quelli dotati di una grande inventiva e che sanno come far fruttare le loro passioni. È il caso di Michael Royzen, che ad appena 17 anni è finito sulle pagine di tutti i giornali, attirando l’attenzione di tutto il web con un’idea brillante e innovativa.
Uno studente americano giovanissimo ma già esperto nello sviluppo di codici e nella creazione di app per smartphone, tanto da essere giunto al suo settimo progetto: la “Shazam del mondo reale”, disponibile solo per i possessori di dispositivi iOS sulla piattaforma iTunes.
Ma in cosa consiste esattamente SmartLens? Si tratta di un’applicazione capace di riconoscere le immagini inquadrate dal cellulare nel mondo reale e di fornire tutte le informazioni possibili a riguardo, esattamente come fa Shazam quando esamina un brano musicale e identifica titolo, autore e data di pubblicazione.
Vi basterà scegliere un soggetto da inquadrare con il vostro iPhone e in men che non si dica la app stabilirà se si tratta di un fiore, di un animale, un monumento o un’opera d’arte e vi metterà al corrente di tutto quello che c’è da sapere sull’argomento, connettendosi automaticamente a Wikipedia.
E non è tutto; grazie al sistema basato su un‘Intelligenza Artificiale, funziona anche con i prodotti commerciali, che vengono identificati all’istante e trovati anche su Amazon, nel caso l’utente fosse anche interessato ad acquistarli. A quel punto sarà possibile farlo con un semplice tap sullo schermo.
SmartLens è dunque in grado di riconoscere più di 17.000 oggetti diversi, anche offline, perché l’intero sistema di dati è già presente all’interno della piattaforma e non richiede necessariamente un collegamento in rete. Il rovescio della medaglia è il “peso” dell’applicazione, che con i suoi 500MB richiede un bel po’ di spazio sul telefono.
La creatura del giovane Michael non è perfetta, visto che a volte le identificazioni risultano imprecise (o assurde, in qualche caso) ma è comunque un’idea interessante, che potrebbe dare nuovi punti di partenza per la creazione di software più sofisticati ed elaborati.
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